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Secondo la più antica tradizione, Efeso fu l’ultimo soggiorno dell’Apostolo Giovanni. Il Libro dell’Apocalisse, scritto da S. Giovanni, ci ha conservato una lettera indirizzata alla Chiesa di Efeso: “All’angelo della Chiesa di Efeso scrivi: (…) Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti…” (Ap 2,1-7).
Possiamo dire che già nell’antica tradizione efesina del V secolo, si conservava ad Efeso una doppia “memoria”, quella di Giovanni e quella di Maria, con due chiese distinte.
Presso la cittadina di Selçuk si possono visitare le rovine della Basilica di S. Giovanni Apostolo, una delle chiese più celebri nell’antichità e meta di pellegrinaggi per tanti secoli.
La tomba dell’apostolo Giovanni, morto alla fine del I sec. (si dice avesse raggiunto i cento anni) fu presto luogo di visite e preghiere per i cristiani di Efeso; ma le persecuzioni impedirono di costruire un luogo di culto sulla sua tomba. Solo agli inizi del IV sec., con la libertà data al culto cristiano dell’imperatore Costantino con il famoso editto di Milano (313), per i cristiani fu possibile edificare le loro chiese.
Questa importante basilica lunga 110m e larga 40 m., formata da tre navate, percorsa da doppie file di colonne (se ne può ammirare un piccolo tratto restaurato), con cupole, una splendida abside (ne rimane un segno), un battistero ancora ben conservato, una stanza del tesoro (vi si custodivano gli arredi sacri e questo occorreva per le funzioni liturgiche), un nartece e un ampio cortile antistante, circondato da splendide ed eleganti colonne marmoree.
Le rovine che si possono ammirare, frutto di scavi e restauri di questi ultimi anni, mostrano l’imponenza della basilica costruita dell’imperatore bizantino Giustiniano nel VI secolo.
Sommamente interessante è la seconda lettera di Policrate, vescovo di Efeso, al Papa Vittore (189-199), in cui si fa menzione che la tomba di S. Giovanni è ad Efeso (Migne, PG. 20,279).
Gli scavi condotti negli anni 1926-28 hanno ritrovato una piccola cripta con al centro la tomba dell’apostolo, senza però resti.
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